La leggenda del Rosso Volante

Questa storia comincia il 23 gennaio del 1928 quando a Dobbiaco da Ugo Monti, originario di Auronzo di Cadore, e Adele Fabrizi, nativa della Carnia, nasce Eugenio.

Questa storia comincia nel 1947 quando Gianni Brera nota Eugenio, ora diciannovenne, destreggiarsi su una pista da sci e, visti la grinta e i capelli rossi del giovane, conia per lui il soprannome che lo accompagnerà per sempre: il Rosso Volante.

Questa storia comincia nel 1952 quando il giovane Eugenio, non potendo più continuare la sua carriera di sciatore decide di dedicarsi allo sport che lo farà diventare leggenda: il bob.

La famiglia Monti si trasferisce da Dobbiaco a Cortina d’Ampezzo quando Eugenio è ancora un bambino e da quel luogo Eugenio non se ne andrà più. Nella Conca Ampezzana continua gli studi fino alla maturità scientifica, nel frattempo nel 1945 comincia a gareggiare ai campionati studenteschi di sci ottenendo fin da subito ottimi risultati.

Nel giro di pochi anni arriva a gareggiare a livello nazionale e, grazie a Gianni Brera, diventa per tutti il Rosso Volante. Eugenio brucia le tappe, nel 1949 è campione italiano di slalom speciale, l’anno successivo si ripete e vince anche il titolo nel gigante. Dimostra anche una certa attitudine per la discesa libera, non a caso la gara più veloce, riuscendo addirittura a mettersi alle spalle Zeno Colò a Chamonix.

Il Rosso Volante sembra lanciato verso una grande carriera sulle piste da sci, ma la sorte si mette di traverso. Nel gennaio del 1951 cade rovinosamente durante un allenamento al Sestriere e si rompe i legamenti del ginocchio. Eugenio però non si arrende e l’inverno successivo è di nuovo in pista, ma un altro incidente, occorsogli a Cervinia, lo costringe a mettere da parte definitivamente gli sci.

La velocità però è la sua passione, non può vivere senza, e allora decide di dedicarsi al bob. Nel budello si dimostra fin da subito abile pilota, nel 1954 vince il primo di quattro titoli italiani nel bob a quattro e l’anno successivo il primo di cinque nel bob a due.

L’anno successivo ci sono le Olimpiadi a Cortina d’Ampezzo e Monti con Renzo Alverà è il favorito per la gara a due. Il duo ampezzano deve accontentarsi dell’argento dietro all’altro equipaggio italiano composto da Lamberto Dalla Costa e Giacomo Conti. Monti e Alverà, con Ulrico Girardi e Renato Mocellini, vincono l’argento anche nella gara a quattro, battuti soltanto dall’equipaggio svizzero.

Eugenio però non si ferma e tra il 1957 e il 1961 vince cinque medaglie d’oro mondiali consecutive nel bob a due, le prime quattro con Alverà e la quinta con Sergio Siorpaes. Con Siorpaes vince anche nel 1963 e nel 1966 per un totale di sette titoli iridati. A questi si aggiungono i due titoli mondiali vinti nel bob a quattro nel 1960 e 1961 con Alverà, Siorpaes e Furio Nordio. In totale sono nove vittorie mondiali, un record battuto soltanto nel febbraio del 2021 dal fuoriclasse tedesco Francesco Friedrich che vincendo sia nella gara a due che in quella a quattro ha raggiunto quota undici affermazioni iridate.

Il Rosso Volante è già il più forte di sempre, ma gli manca ancora il titolo olimpico per chiudere il cerchio. Nel 1960 il bob non è presente alle Olimpiadi perché a Squaw Valley non hanno costruito la pista, quindi l’appuntamento è rimandato a quattro anni dopo ad Innsbruck.

In Austria la gara è bellissima, dopo tre manche Monti e Siorpaes sono terzi a 23 centesimi dai britannici Tony Nash e Robin Dixon e a 28 centesimi dagli altri italiani Sergio Zardini e Romano Bonagura. I britannici sono però in difficoltà e rischiano di doversi ritirare ed è qui che interviene Eugenio prestando un bullone e permettendo loro di continuare la gara. Per questo gesto di sportività Monti viene insignito, primo nella storia, dell’International fair play trophy intitolato a Pierre de Coubertin.

La gara si conclude con la vittoria degli inglesi davanti a Zardini e Bonagura con Monti e Siorpaes terzi. Per questo arrivano le critiche dalla stampa italiana a cui Monti risponde dicendo: «Nash non ha vinto perché gli ho dato il bullone. Ha vinto perché è andato più forte».

Monti, con Sergio Siorpaes, Benito Rigoni e Gildo Siorpaes, partecipa poi alla gara a quattro vincendo anche in quel caso la medaglia di bronzo, dietro al Canada e all’Austria.

L’appuntamento con l’oro è soltanto rimandato ai successivi giochi, quelli di Grenoble. Arriva in Francia ormai quarantenne e sa che probabilmente è la sua ultima occasione per mettersi al collo la medaglia d’oro, per lui importante più di ogni altro suo successo. Il suo frenatore Siorpaes ha però dovuto abbandonare le gare in seguito ad un incidente ai mondiali del 1967, allora Monti si affida al romano Luciano De Paolis.

La gara a due è una vera e propria battaglia al centesimo con i tedeschi dell’ovest Horst Floth e Pepi Bader. Prima dell’ultima discesa il duo tedesco è avanti di soli 10 centesimi, Monti e De Paolis sfoderano allora una prestazione clamorosa stabilendo il nuovo record della pista. I loro avversari non sono da meno, a poche curve dall’arrivo sono avanti di 20 centesimi, ma incredibilmente concludono la manche con 10 centesimi di ritardo. I due equipaggi sono primi con lo stesso tempo, ma l’oro va agli italiani perché hanno il miglior tempo sulla singola manche.

Il primo oro al Rosso Volante non basta, sta già pensando alla gara a quattro. Con lui nell’equipaggio ci sono Roberto Zandonella, Mario Armano e ancora De Paolis. La gara dura soltanto due manche a causa del maltempo, ma ciò non impedisce a Eugenio Monti di vincere il suo secondo titolo olimpico.

Questa storia si conclude nel 1968 quando Eugenio Monti chiude il cerchio vincendo le Olimpiadi sia nella gara a due che in quella a quattro.

Questa storia si conclude quando, ritiratosi dal mondo del bob, sposa Linda Lee Constantine da cui ha due figli Amanda e Alec, e torna a dedicarsi al suo lavoro con gli impianti sciistici.

Questa storia si conclude il 30 novembre del 2003, quando Eugenio, dopo aver divorziato dalla moglie, dopo aver visto morire suo figlio a 23 anni per overdose, ormai debilitato dal morbo di Parkinson decide di mettere fine alla sua vita con un colpo di pistola.

Photo sources

  • https://athletamag.com/eugenio-monti/
  • https://www.redbull.com/it-it/terruzzi-racconta-eugenio-monti
  • https://www.eurosport.it/olimpiadi/da-monti-a-lus-long-la-storia-dei-vincitori-della-medaglia-pierre-de-coubertin_sto5093105/story.shtml

Andrea Cosmo

Classe 1994, maturità classica e laurea triennale in chimica. Lo sport scandisce da sempre i tempi della mia vita. Sono tifoso della Juventus e grande appassionato di Harry Potter. Amo la montagna e i giochi da tavolo, leggere gialli e risolvere giochi enigmistici.

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6 comments on “La leggenda del Rosso Volante

  1. Non ricordavo il tragico epilogo del Rosso Volante. Ben raccontato, il pathos c’è davvero e non è banale.

  2. Emozionante la storia del ROSSO VOLANTE ossia Eugenio Monti che hai così bene raccontato. L’avevamo frequentato negli anni delle sue ultime gare, ma non ero a conoscenza della sua tragica fine e mi rattrista molto. Grazie Andrea mi hai fatto rivivere anni belli passati a Cortina.

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